Fusion: la cucina che mescola i mondi

Quando sentiamo parlare di cucina fusion, la prima immagine che ci viene in mente è spesso un piatto asiatico rivisitato: sushi burrito, ramen burger, o bao con pulled pork. Eppure, la fusion non è nata ieri, e soprattutto, non è un fenomeno esclusivamente asiatico. La verità è che tutta la storia della cucina è una storia di incroci, di contaminazioni e di incontri. Questo movimento continuo di persone, culture e sapori ha instillato in noi il desiderio di avventura e sperimentazione: anche in cucina!
Cucina fusion? Molto più di un sushi taco…
Il termine fusion si è diffuso negli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, soprattutto negli Stati Uniti, per indicare una cucina che mescola elementi di tradizioni culinarie diverse, dando vita a qualcosa di nuovo. Non si tratta semplicemente di “aggiungere spezie esotiche” a un piatto tradizionale, ma di un vero e proprio processo creativo dove tecniche, ingredienti e sensibilità si fondono per raccontare una nuova storia.
La verità è che questo mix è sempre esistito: l’Impero Romano è un esempio precoce di fusione culinaria, il cibo dei patrizi romani mescolava ingredienti del Mediterraneo, dell’Africa del Nord e dell’Asia Minore. Il garum (una salsa fermentata di pesce usata come condimento) era il “ketchup” dell’epoca e si usava ovunque, ma ogni regione aveva le sue variazioni, in base a ciò che offriva il territorio. La cucina araba in epoca medievale portò, soprattutto tra Sicilia e Calabria, colture di agrumi, fichi d’india, spezie come lo zafferano e piatti come il cous cous che ancora oggi è parte integrante della cucina siciliana con ricette secolari. Più tardi i viaggi di esplorazione europei nel Nuovo Mondo portarono nel nostro continente ortaggi come patate, pomodori, mais che hanno cambiato per sempre le ricette dei nostri antenati.
Inizialmente, la fusion cuisine ha avuto un forte legame con le cucine asiatiche – non a caso, molti dei pionieri, come Wolfgang Puck, chef austriaco trapiantato a Los Angeles, è uno dei primi a “firmare” piatti che mescolano cucina francese con ingredienti asiatici. Come anche Roy Yamaguchi, lavoravano proprio su questo asse: Asia e Occidente. Tuttavia, ridurre il concetto di fusion a una moda asiatica è un errore storico e culturale.
La fusion è ovunque – e lo è sempre stata
Pensiamo un attimo alla cucina tex-mex. Nasce come “cucina di confine” tra Texas e Messico, un incontro tra la cultura anglosassone dei cowboy e quella messicana tradizionale. Il chili con carne? Un mix perfetto di spezie messicane, carne americana e praticità da ranch. I nachos, oggi onnipresenti negli stadi e nei pub, sono nati in un ristorante al confine per accontentare una clientela americana con ingredienti messicani. Questo è fusion puro. Anche la cucina creola e cajun della Louisiana è una straordinaria espressione fusion, nata dall’incontro tra francesi, spagnoli, africani e nativi americani.
Gumbo, jambalaya, étouffée – sono piatti che raccontano una storia di migrazioni, adattamenti e sperimentazioni.
Perché allora pensiamo solo all’Asia?
Intorno agli anni 2000, la globalizzazione e la “moda dell’esotico” hanno portato l’Asia sotto i riflettori della scena gastronomica occidentale. Sushi, ramen, pad thai, pho – tutte cucine complesse, raffinate e relativamente nuove per il palato europeo e americano medio. L’idea di mixarle con ingredienti o tecniche occidentali è sembrata subito rivoluzionaria. Probabilmente dettata anche dall’esigenza di rendere più familiari ai palati occidentali, alcuni piatti della tradizione cinese o giapponese, altrimenti troppo insoliti. E così il concetto di fusion si è, per un po’, legato in maniera quasi esclusiva all’Asia.
Ma oggi le cose stanno cambiando di nuovo. Sempre più chef stanno esplorando nuovi territori: In Brasile, la pizza è un simbolo nazionale, ma farcita con ingredienti locali come cuore di palma o formaggio catupiry. A Los Angeles, i food truck offrono tacos coreani dove la carne marinata al bulgogi incontra le tortillas messicane. E ancora la cucina afro-caraibica incontra l’italiana, la scandinava si mescola con la sudamericana, e la tex-mex si reinventa ogni giorno con ingredienti di ogni continente.
Fusion o confusione?
Una delle critiche più frequenti alla cucina fusion è che possa diventare una sorta di “pasticcio culturale”, un’accozzaglia senza senso di sapori che non hanno nulla in comune. Ed è un rischio reale, se manca rispetto, conoscenza o tecnica. La vera cucina fusion non nasce per caso, ma da studio, passione e curiosità. Mescolare non vuol dire banalizzare. Un buon piatto fusion ha un equilibrio, una logica interna: riconosci le origini, ma senti qualcosa di nuovo.
Un esempio oggi tra i più in voga è la poke. La ciotola di origine hawaiana oggi spopola nelle nostre città, ospitando al suo interno certo molto di più e molto altro che gli ingredienti originali. Riso, avocado, edamame, certo, ma anche verdure locali (che un hawaiano non ha mai visto in vita sua!) mozzarella, pescato locale… l’esempio semplifìca molto il concetto, ma è senz’altro calzante.
Fusion oggi: un linguaggio globale
Nel mondo di oggi, dove i viaggi, i social e le migrazioni ci rendono sempre più connessi, la cucina fusion è diventata quasi inevitabile. È il modo in cui i cuochi raccontano le proprie storie: identità miste, viaggi, incontri. Un esempio? Lo birria grilled cheese sandwich, che unisce la carne stufata messicana al comfort americano del panino al formaggio filante. Oppure il kimchi mac and cheese, che unisce la cremosità americana alla fermentazione coreana. E ancora, il burger con guacamole e bacon croccante, ormai un classico da fast food gourmet. Perché cucinare fusion vuol dire uscire dagli schemi, sperimentare, ma anche valorizzare le radici. Non è una moda, è una mentalità.
Per fare cucina fusion
Fare cucina fusion significa interpretare il mondo com’è oggi: interconnesso, dinamico, in movimento. E forse il bello è proprio questo: non sapere da dove arriverà la prossima ispirazione, per superare i confini senza perdere identità e, soprattutto, condividere.
Se sei aperto e curioso e hai intenzione di cimentarti con questo state of mind nel tuo locale, proponendo piatti in stile fusion, sei nel posto giusto. Nel sito di Fine Food Group forse non troverai proprio tutto – sarebbe una sfida per chiunque, data la vastità dell’argomento – ma certamente puoi trovare moltissimi ingredienti e tanta ispirazione.
Dal Tex-Mex all’oriental food, tra ingredienti introvabili – come il Cuitlacoche, per dirne uno – e intere categorie ricche di spunti come quella delle Spezie e varie, troverai nell’assortimento FFG la sponda giusta per dare il tuo tocco fusion al menu del tuo locale. Perché lavorare è una cosa seria, ma giocare lavorando lo è ancora di più e porta i risultati migliori!