Cibo messicano: quando il mexican food arrivò in Italia
Correva l’anno 1997, quando nasceva la Fine Food Group, tra le prime aziende italiane a occuparsi di cibo messicano, importandone cultura e prodotti autentici. Tempus fugit, dicevano gli antichi, ed è proprio così: sono passati quasi trent’anni da quella data, ma non invano. In questo lungo tempo infatti, Fine Food Group non solo ha consolidato il proprio ruolo confermandosi leader di questo segmento, ma ha anche contribuito con tangibili risultati alla diffusione in Italia di questa ricca tradizione culinaria.
Prima: una conoscenza frammentaria, più “Tex” che “Mex”
Fino alla fine degli anni ’80 la cucina messicana in Italia era poco visibile e spesso confusa con quella definita Tex-Mex, quella riferita cioè alla cucina di confine tra gli States e il grande territorio messicano più a Sud. In Italia, solo pochi ristoranti, per lo più ubicati nelle grandi città come Milano o Roma, proponevano qualcuna delle più note specialità come il chili con carne, i nachos o burritos – piatti appunto più tipici della frontiera statunitense che della tradizione messicana propriamente intesa. Gli ingredienti chiave che avrebbero potuto consentire l’organizzazione di una proposta in stile messicano più strutturata, come le tortillas di mais, le varietà di peperoncini essiccati come ancho o guajillo, e molti altri, non erano di fatto reperibili e le filiere per procuraseli erano pressoché inesistenti.
Il cibo messicano dunque restava più che altro un’immagine, magari legata all’idea di una cucina saporita, piccante e un po’ folcloristica, ridondante di sombreri e cactus… senza nessuna reale attinenza con la ricchezza e la complessità della tradizione messicana.
Poi: l’inizio dell’import organizzato del cibo messicano
Durante gli anni ’90, alcuni imprenditori intuiscono le potenzialità di questo segmento, rivolgendo le proprie risorse verso l’organizzazione dell’importazione e della distribuzione in territorio italico. Mentre altre realtà aprono i loro orizzonti al cibo etnico in generale, senza una vera specializzazione, Fine Food Group si concentra sul messicano, e ne spalanca le frontiere.
Nel 1997, dunque, Fine Food Group si trova a essere una delle prime realtà italiane dedicate a importare ingredienti autentici e vari prodotti molto specifici, come farina di mais Maseca, tomatillo, chipotle, annatto o cuitlacoche. Il suo focus è rivolto soprattutto al canale Ho.Re.Ca, concentrando i suoi punti di forza su una logistica ben strutturata e capillare e su quella parola del suo nome, “group“, intesa come vero concetto di lavoro. Continuando così negli anni, Fine Food Group rappresenta, allora come oggi, un assoluto punto di riferimento per i ristoranti messicani e Tex-Mex.
Ma cosa c’è dietro a questa intuizione fortunata? Cherchez la femme, dicono i francesi. E in questo caso, anche l’homme: Fabrizio Fasulo Holthausen.
Un incontro decisivo
Sportivo, amante e maestro di sci, con una spiccata propensione verso una dimensione internazionale perché di madre tedesca e grande viaggiatore, Fabrizio si trova in Messico nel momento storico perfetto per intercettare la potenzialità di cui abbiamo parlato. Sarà stato il destino, a farlo innamorare di una donna messicana e di conseguenza di tutta la cultura di questo magnifico popolo? Forse sì! Quel che è certo è che il giovane imprenditore coglie al volo l’intuizione e dà il via, fin da subito, a importanti partnership con le aziende locali, ancora oggi partner storici di Fine Food Group, come La Costeña, Salud o Azteca Foods, solo per citare alcune tra le più importanti.
Nel corso di pochi anni, con la prima distribuzione organizzata, in Italia cambiano alcune cose fondamentali per il successo e la diffusione della cucina messicana. Adesso, infatti, trovare gli ingredienti originali, quali tortillas confezionate, salse in barattolo, jalapeños, farine di mais nixtamalizzato e molto altro, per poter strutturare una proposta culinaria non è più impossibile. Il format del ristorante messicano comincia così a diffondersi, destando curiosità e interesse nei consumatori. Non solo nelle grandi città quindi, ma anche in quelle più piccole e vivaci, come nelle città universitarie di Bologna o Firenze. Il messicano entra anche nel filone dei pub e cocktail bar grazie a tequila e margarita, facendo da traino ai complessi piatti tipici e ai sapori più specifici.
Il confine tra Tex-Mex e Messico resta ancora un po’ sfumato, ma il “messicano” comincia a brillare di luce propria, con la sua cucina esotica ma conviviale, dal format adattabile anche allo street food, con porzioni condivisibili, finger food e prezzi accessibili. La piccantezza, fino a quel momento elemento quasi esclusivamente di competenza calabrese nella nostra terra, si lega ai vari chiles provenienti dal Messico, sfidando i palati italiani al gioco di chi “la regge di più“.
Il resto è storia
Da quei primi anni ad oggi, la cucina messicana in Italia è andata sempre più evolvendo, magari con contaminazioni seminali con la nostra cultura gastronomica. Gli adattamenti al gusto italiano, e l’uso di ingredienti mediterranei insieme ai tipici messicani hanno portato a un arricchimento incredibile delle proposte. Molte lo sostituzioni spontanee, per esempio quella con i formaggi nostrani, talmente ricchi da non far assolutamente rimpiangere i più specifici formaggi di Oaxaca o altri provenienti dal Messico. Le tortillas di grano hanno affiancato quelle più tipiche a base di farina di mais… quando c’è così tanto su cui lavorare, come nel caso di due tradizioni culinarie tra le più ricche del pianeta, il minimo che possa succedere è che la fantasia degli chef si scateni e le invenzioni prolifichino.
Cibo messicano: un’affermazione totale
Quando, nel 2010, la cucina messicana diventa parte del patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, la diffusione di questa tradizione gastronomica si consolida definitivamente. Anche nella ristorazione nostrana, la proposta messicana si sposta da quella di una cucina esotica adatta a una serata speciale a un’opzione ricorrente, a cui rivolgersi spesso e volentieri per variare, un po’ come è accaduto negli anni alla cucina giapponese/sushi o ad altri etnici.
Il pubblico dei consumatori ha modo quindi di approfondire, di conoscere meglio e sempre più a fondo, affinando il proprio gusto fino a saper riconoscere l’autenticità. Il palato si specializza e sa riconoscere la farina di mais nixtamalizzata, la birra messicana dal gusto tipico, richiede specialità come la Tinga de pollo o il Cochinita pibil, fino a spingersi nella ricerca della regionalità messicana: Yucatán, Oaxaca, Puebla… per ogni regione del grande Paese sudamericano, le specifiche tradizioni, i piatti tipici, le proposte peculiari.
Se da un canto, diventa più difficile per il ristoratore rispondere a questa crescita di interesse per il livello di attenzione che richiede, dall’altro, grazie ad aziende come Fine Food Group che continuano a rappresentare un vero e proprio partner per chi fa ristorazione, è gratificante e di grande soddisfazione per chi offre – e per chi consuma! – poter proporre piatti autentici seppur creativi, freschezza, varietà, il tutto sotto il segno del rispetto della grande tradizione culinaria messicana.
Per avere un’idea delle proposte in stile mexican food che puoi trovare acquistando da Fine Food Group, basta scorrere il catalogo, in particolare nelle categorie Fagioli messicani, Peperoncini messicani, Avocado, Tortillas, Piatti pronti, ma anche tanti altri prodotti molto specifici disseminati nelle altre categorie, vedi Vegetariano o Spezie e varie… Vale la pena, insomma, dare un’occhiata approfondita per scoprire l’intero universo di cibi messicani che puoi trovare in assortimento.
Ad oggi, l’ecosistema fatto di ristorazione, retail e cultura riferiti al Messico è di fatto una realtà che gode di ottima salute. E ce ne prendiamo una piccola fetta di merito 🙂